Gli altri nella vita del preadolescente

Inserito in NPG annata 1980.


Giuseppe Morante

(1980-05-77)

1. Osserviamo la nostra vita

Quando possiamo dire che Gesù Cristo «ha significato e sapore» per la vita quotidiana dei nostri ragazzi?
- Il messaggio cristiano esige una conversione; lo stile di vita cristiano esige un cambio nel modo di pensare: «vedere la storia come Cristo, giudicare la vita come Lui, sperare come insegna Lui, scegliere ed amare come Lui, vivere in Lui la comunione col Padre e con lo Spirito Santo» (RdC 338). Non siamo noi al centro dell'universo... Cristo ci ha insegnato a mettere gli altri al centro della nostra vita! -I nostri ragazzi hanno scoperto Cristo, incominciano ad incontrarlo facendone una esperienza più personalizzata; ma a che punto sono in questo cammino centrifugo verso gli altri? Non sono ancora saldamente legati al loro egocentrismo e forse, per le prime amare esperienze, hanno paura di uscirne?
- Molteplici sono, nella giornata, i rapporti quotidiani con gli altri: familiari, compagni di scuola, insegnanti, adulti della comunità cristiana. Quali sono gli atteggiamenti dei nostri ragazzi in questi incontri? «Le verità di fede interessano intimamente l'esistenza umana, la toccano nella sua più profonda realtà: per comprenderle, occorre anche impegnarsi in atti di vita» (RdC 86).
- Vita di famiglia: come entra Cristo nei miei «incontri familiari»? Tra il «chi ama il padre e la madre più di me è degno di me», e il detto del quarto comandamento «onora tuo padre e tua madre» c'è tutta una vasta gamma di atteggiamenti: c'è chi considera la famiglia come una specie di albergo dando agli incontri un carattere freddo e formale; chi pretende ogni forma di sussistenza senza nessun contraccambio; chi sotto la spinta di una progressiva emancipazione si avvia verso una indifferente estraneità... oppure, al contrario, chi, crescendo diventa sempre più responsabile e passa da una fase di completa dipendenza ad una di collaborazione progressiva e di senso del dovere verso gli altri familiari.
Gli incontri familiari per i cristiani sono il sacramento degli incontri ecclesiali, se è vero che «la famiglia è una Chiesa domestica».
- Vita di scuola: è un ambiente in cui i ragazzi trascorrono buona parte del loro tempo; la facilità degli incontri è notevole e per il cristiano è una palestra di prim'ordine. «Come ci si salva insieme, così ci si educa insieme nella comunione e nell'amore» (P. Freire). A quale grado di collaborazione, ricerca comune, dialogo reciproco sono giunti i nostri ragazzi? Tante possibilità sono offerte in questi molteplici incontri per scoprire i segni della presenza di Dio e i bagliori del volto di Cristo.
- Vita ecclesiale: i nostri ragazzi sono battezzati, hanno seguito nella comunità parrocchiale il cammino della preparazione ai sacramenti della iniziazione, vengono ancora a catechismo, forse sono ancora assidui precettisti della messa festiva. Ma hanno la coscienza di appartenenza alla comunità parrocchiale; hanno cioè un modo personale di essere parte attiva della vita ecclesiale? Spesso però neppare è colpa lo ro, perché non sono considerati con uno spazio originale nella organizzazione della nostra pastorale parrocchiale. In queste condizioni non si può parlare di incontri che facilitano la comunicazione e costruiscano la comunione ecclesiale.

2. Orientamenti catechistici

Il cristiano, impegnato nella sequela di Cristo, è colui che diventa progressivamente protagonista della sua storia negli ambienti in cui vive, nella fitta trama delle sue relazioni quotidiane, sapendo stabilire rapporti di fiducia, di collaborazione, di amore caritatevole con le persone.
«Non viviamo isolati gli uni dagli altri ma insieme. Sono poche le nostre verità ancorate nel nostro essere in maniera tanto profonda e irremovibile. Una vita senza i nostri simili è impossibile. Un uomo abbandonato nella solitudine non riuscirebbe a parlare né a pensare né ad amare; di più, non potrebbe nemmeno essere nato» (da «Il nuovo catechismo olandese»).

a) Dagli atteggiamenti delle persone agli atteggiamenti di Cristo
Il confronto è salutare. Educhiamo a leggere gli atteggiamenti delle persone con cui i ragazzi entrano in contatto quotidiano con il modo di fare di Cristo verso tutti gli uomini che incontrava nella sua giornata palestinese. Come ci si crea una «mentalità cristiana»? Con la verifica delle nostre azioni e di quelle degli altri con il modo di fare di Gesù: «passò facendo del bene» a tutti, senza eccezioni.

b) Le nostre qualità e i nostri limiti
Nei continuati e interessati incontri con gli altri possiamo essere aiutati a scoprire e perfezionare le nostre qualità e ad isolare i nostri limiti, riconoscendoli con facilità, soprattutto nel confronto e nella valutazione dei loro atteggiamenti verso persone e cose.
Cristo ci invita a saper mettere a frutto i nostri «talenti» e a riconoscere onestamente i nostri difetti se vogliamo imparare a riconoscere anche quelli degli altri e ad accettarci vicendevolmente così come siamo...
Nel contatto con gli altri quindi il ragazzo impara a comprendere e a sentirsi se stesso. È la condizione perché egli possa giungere al rispetto per gli altri, evitando quel difetto di scaricare sul prossimo i suoi stati emotivi, segno di inunaturità umana e cristiana.

c) Crescere nella responsabilità
Man mano che i ragazzi si accorgono di crescere devono essere sensibilizzati alla responsabilità di fronte agli altri (famiglia, scuola, parrocchia, gruppo). Ciò esige rispetto, obbedienza, affetto, sincerità..., saper apprezzare le persone per quel che sono e non tanto per quel che possono rappresentare, saper riconoscere le qualità che esistono negli altri. Tutto questo è un ottimo esercizio che aiuterà gradatamente i preadolescenti a rompere il cerchio del proprio egoismo e entrare nella dinamica della carità cristiana.

d) Amare signjfica saper dialogare con gli altri
«Per questo il Concilio, testimoniando e proponendo la fede di tutto intero il popolo di Dio, non può dare dimostrazione più eloquente della solidarietà, del rispetto e dell'amore di esso nei riguardi dell'intera famiglia umana, dentro il quale è inserito, che instaurando con questa un dialogo sui vari problemi, arrecando la luce che viene dal Vangelo e mettendo a disposizione degli uomini le energie di salvezza che la Chiesa riceve dal suo Fondatore. Si tratta di salvare la persona umana, si tratta di edificare l'umana società. È l'uomo dunque, ma l'uomo integrale, nell'unità di corpo e di anima, di cuore e di coscienza, di intelletto e di volontà» (GS 3).
Anche la rivelazione, nell'ordine del rapporto Dio-uomo ci parla di incontri:
- il mistero trinitario è un mistero di relazione e di incontro tra le tre Persone Divine;
- nel libro del Genesi è presentato l'incontro dell'uomo e della donna come una esigenza di completezza: Eva è la «compagna uguale ad Adamo»;
- dopo il rifiuto dell'amore di Dio col peccato, Dio riprende il filo diretto con l'uomo attraverso un dialogo che è segno di un nuovo e più rinsaldato incontro;
- fino al più perfetto e profondo incontro di Dio con l'uomo realizzatosi e rivelatosi nel mistero dell'Incarnazione del suo Figlio;
- Cristo ha voluto dare all'incontro umano un significato pieno di comunione ricostituendo il nuovo popolo, la Chiesa, che per noi oggi è la manifestazione più alta di questo senso comunitario.

e) Il senso del «popolo di Dio»
È compito di ogni attento catechista dare la possibilità ad ogni ragazzo di trovarsi a suo agio nella comunità cristiana e nella vita ecclesiale; soprattutto i ragazzi siano invitati ad essere protagonisti nello svolgimento di azioni liturgiche e paraliturgiche: sia perché la vita ecclesiale è vita di comunione in cui ciascuno ha un ruolo attivo, sia perché la vita di rapporto con Dio non è intimistica ma sacramentale.

3. Per l'impegno personale

La situazione attuale della vita del ragazzo non trova molte possibilità di incontro con gli altri in cui la sua persona sia coscientemente impegnata; si tratta per lo più di incontri formali, anonimi, incapaci di autentica comunicazione interpersonale.
- I mass-media, pur con innegabili meriti nell'avvicinare le distanze e favorire i rapporti tra le persone, talvolta possono ridurre questo spazio vitale proprio quando l'occasione è più propizia; il silenzio reciproco durante i pasti, per esempio, non favorisce lo scambio tra i membri di una famiglia...
- Spesso genitori ed insegnanti non sanno creare un clima di fiducia da cui unicamente può sgorgare un dialogo spontaneo e perciò i ragazzi trovano altrove, precocemente, contatti oltre i limiti dell'età e della maturazione normale.
- Può verificarsi anche, al contrario (e la cosa non è poi tanto una mosca bianca) che genitori ed educatori siano affetti da eccessivo protezionismo che non facilita il contatto coi coetanei, specie in un momento di crescita in cui la dimensione dell'incontro è favorita dalla scoperta dell'altro.
Alla luce di tali situazioni (che interessano gli adulti), i ragazzi saranno invitati ad assumere atteggiamenti di accettazione e di comprensione degli altri, soprattutto gli altri che sono loro più vicini: familiari, coetanei, insegnanti, amici del gruppo parrocchiale. Tutti i contatti con le persone in questo contesto possono diventare educativi e palestra per l'esercizio della carità cristiana.
Gli educatori poi potranno richiedere ai ragazzi una serie di impegni in tal senso solo se sapranno organizzare delle attività a finalità altruistica; sono le attività che sono facilmente accettate e che aiutano a maturare nell'esercizio concreto della carità cristiana. Attività tanto più gradite se sono fatte in gruppo, dove il ragazzo trova lo stimolo all'impegno personale e il gusto della partecipazione che lo matura socialmente e cristianamente.