Giovani e propensione al consumo

 

Tutto il resto (dei giovani) /1

In margine a una ricerca GiOC

Andrea Sterpone

(NPG 2007-01-51)


L’immagine che molte volte i mass-media trasmettono dei giovani è quella di una massa priva di differenze, costituita praticamente da «unità di consumo»: hanno tutti il cellulare, si vestono seguendo le tendenze, insomma si comportano tutti allo stesso modo.
Dalla ricerca-azione TUTTO IL RESTO, che la GiOC sta realizzando in questi anni sul tema «giovani e consumi», emerge che in realtà non è proprio così, perché se da un lato è vero che ci sono caratteristiche comuni a tutti i giovani, dall’altra è anche vero che permangono delle differenze.
La ricerca è stata realizzata su un campione nazionale di 3.000 giovani di età compresa fra i 15 e i 35 anni, e qui presentiamo brevemente una parte di questo lavoro, ovvero i tre profili emersi.

I profili che emergono dalla ricerca

* Un primo profilo delineato dalla ricerca è quello dei sobri.
Si tratta del gruppo più cospicuo che interessa poco più di un terzo del campione e identifica quei giovani il cui orientamento nei confronti del consumo è maggiormente ispirato a criteri di razionalità e di risparmio. Un simile atteggiamento è fatto proprio in prevalenza da quanti hanno un’età superiore ai 25 anni, cresciuti in famiglie con un basso livello d’istruzione e più spesso lavoratori.
Più degli altri hanno una capacità di risparmio e gli acquisti trovano nella convenienza, nella qualità e, soprattutto, in ciò che è necessario effettivamente i criteri fondamentali. Oltre al contesto familiare questi giovani attribuiscono al lavoro una valenza educativa rispetto all’uso del denaro. Il salario e la stabilità del lavoro, insieme alla casa o alloggio di proprietà, costituiscono gli aspetti essenziali che definiscono una buona qualità di vita. I «consumatori sobri» evidenziano un atteggiamento nei confronti della vita maggiormente ispirato a criteri di progettualità.

* Un secondo gruppo è quello degli edonisti, e anch’esso interessa poco più di un terzo degli intervistati. Si tratta di giovani la cui esposizione al consumo e al soddisfare, attraverso di esso, una parte cospicua delle proprie esigenze è elevata, che si lasciano guidare nelle loro scelte dall’istinto e dai desideri, per i quali i consumi rappresentano un fine piuttosto che un mezzo. Tale orientamento è più marcato fra i più giovani (71,3% ha meno di 24 anni), che si trovano sia ancora dietro un banco di scuola, sia fra i giovani lavoratori.
Si distinguono dagli altri gruppi per il possesso di oggetti tecnologici di ultima generazione, per una quantità più elevata di consumi di tipo immateriale o per il proprio benessere: gli oggetti tecnologici e i vestiti alla moda sono considerati indispensabili, come anche il fitness e le cure di bellezza. Quando acquistano, i criteri ispiratori sono la moda e la bellezza estetica.
L’educazione all’uso dei soldi, agli occhi di questi giovani, trova una maggiore importanza nelle reti amicali. Considerevole all’interno del gruppo la presenza di giovani che pensano di non correre rischi nel proprio futuro e che manifestano una visione piuttosto ottimistica di cosa li aspetta, ovvero un futuro ricco e sicuro. Il 19%, inoltre, sarebbe disponibile a svolgere attività illegali per avere più soldi.

* Infine, l’ultimo gruppo è quello dei selettivi, formato da giovani che evidenziano un atteggiamento ispirato alla selettività nei confronti dei consumi, dovuto ad una minore disponibilità economica (sono prevalentemente studenti – 71,2%) unito alla propensione a scegliere in senso qualitativo i consumi. Costituiscono un quarto fra gli interpellati e si annidano maggiormente fra la componente femminile di età più giovane (79,1% ha meno di 24 anni).
Analogamente ai loro coetanei «sobri», i «selettivi» acquistano ispirandosi, oltre alla effettiva necessità, alla convenienza, alla bellezza estetica e alla qualità. Il luogo di socializzazione principe all’etica del consumo è la famiglia.
I «selettivi» sono decisamente attenti alla possibilità di fare progetti di medio periodo, ma non in modo rigido e programmato. Si dichiarano disponibili, più degli altri gruppi, a trasferirsi all’interno del contesto italiano o in un’altra nazione per migliorare il proprio tenore di vita, e non disdegnano per il futuro di accettare un lavoro con un salario elevato anche se questo non corrisponde alle proprie aspettative e propensioni.

Elementi comuni

* Un primo elemento rilevato è il fatto che i giovani, nonostante l’età e le esperienze diverse, hanno uno stile di consumo piuttosto simile. Un dato significativo è il confronto fra studenti e lavoratori che ha permesso di rilevare come i primi, pur privi di un reddito proprio, possiedono gli stessi beni dei coetanei che già lavorano e in alcuni casi (computer, lettore mp3, macchina fotografica digitale) lo sono addirittura in misura maggiore. Questo dato evidenzia il ruolo delle famiglie che, al di là della propria condizione economica, fanno sì che i figli possano avere ciò che desiderano.

* Un secondo dato riguarda invece lo stato di incertezza che traspare da tutti i profili e che riguarda le diverse dimensioni della vita, dovuto a relazioni sempre più deboli e alla mancanza di riferimenti forti a cui guardare per costruire il proprio futuro. Lo stile contraddittorio e la difficoltà di scegliere che i giovani sperimentano nei loro consumi si riscontra, infatti, anche nel rapporto con i valori, nella partecipazione alla vita sociale, nell’idea di giustizia.
La capacità di scegliere pensando al futuro, che indica anche il passaggio all’età adulta, è particolarmente difficile da realizzare mentre si vive una situazione di presente incerto. Questo elemento spinge a rinchiudersi nelle soddisfazioni immediate e quindi anche nei consumi.

Elementi distintivi

Nel contesto in trasformazione in cui viviamo, alcuni riescono a sviluppare strategie di adattamento cogliendo anche le opportunità del nuovo sistema, mentre altri si trovano schiacciati da fatti che non riescono a capire e a cui quindi non riescono a rispondere. I soggetti più deboli rischiano non solo di restare «di serie B», ma anzi di veder peggiorare ulteriormente la propria situazione in una società in cui permangono forti disuguaglianze di opportunità (fra gli intervistati il 57,7% di chi ha almeno un genitore laureato ha a sua volta raggiunto questo titolo di studio, percentuale che scende al 14,3% fra chi proviene da famiglie in cui è solo stato assolto l’obbligo scolastico).

* In questa situazione, quello che fa la differenza nella vita delle persone sono le esperienze che si vivono, soprattutto nell’età dell’adolescenza, un’età in cui come si è visto il consumo è diventato elemento determinante nel processo di formazione personale.
Questo a partire dall’ambito famigliare, che resta riferimento importante per i giovani, anche se con due limiti: spesso i genitori si limitano ad educare al risparmio e non al consumo, e in alcuni casi si sentono di dover competere con i figli sulla capacità di trasgressione, perdendo il ruolo di guida positiva.

* Un altro aspetto significativo è la funzione che ancora esercita l’ingresso nel mondo del lavoro, che resta per molti giovani uno spazio importante di formazione, anche per quanto riguarda la capacità di amministrare i propri soldi perché, come evidenziato dal profilo dei sobri, permette di prendere consapevolezza del valore del denaro, che non sempre viene percepito da studenti.