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    Sulla tua parola. L’incontro con Pietro



    Incontri /1

    Roberto Seregni

    (NPG 2011-01-0)


    In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genesaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone.Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
    (Luca 5,1-11)
    Iniziamo questa lettura degli incontri di Gesù nei Vangeli, dalla barca di Simon Pietro. Un omaggio al focoso e appassionato ex-pescatore di Cafarnao.
    È un giorno di lavoro, uno qualsiasi, uno dei tanti. Per tutta la notte i pescatori hanno cercato il loro prezioso bottino nel lago Genesaret, ma le reti sono rimaste vuote. Niente da fare. I pesci non sono saltati nella rete. Tanta fatica, tanti sacrifici per nulla. Si ritorna a casa a mani vuote.
    Cosa porteremo al mercato? Con cosa sfameremo, questa sera, i nostri figli?
    Ma dentro questa delusione, in questa quotidianità della vita dei pescatori di Cafarnao, si presenta Gesù e chiede a Simone di usare la sua barca come un pulpito per parlare alle folle. La fama del Rabbì di Nazareth era già diffusa, tutti avevano sentito parlare dei suoi miracoli, esorcismi e guarigioni. Il suo nome, la sua storia, i suoi prodigi erano già girati di bocca in bocca. Simone stesso era stato testimone della guarigione di sua suocera (Lc 4,38-39) e quindi accetta volentieri la richiesta di Gesù, forse persino onorato che il giovane e promettente maestro abbia scelto proprio la sua imbarcazione. Simone lo ascolta, le mani viaggiano veloci per sistemare le reti e gli utensili della pesca, ma le orecchie sono tese per non perdere nemmeno una parola del Rabbì. Alla fine del suo discorso, Gesù dà un or­dine inatteso al futuro ignaro apostolo: «Pren­­di il largo e calate le reti per la pesca» (v. 4). Ogni volta che leggo e medito su questo brano mi viene spontaneo pensare alla faccia di Simone davanti all’ordine di Gesù, perché ci sono almeno tre buoni motivi per considerare assurdo il suo invito. Primo: Gesù è figlio di un falegname, che ne conosce di pesca? Pretende di insegnare il mestiere ad un vecchio lupo di mare come Pietro? Secondo: la pesca era attività notturna e mettersi a ributtare le reti in pieno giorno significava andare certamente incontro ad un ennesimo fallimento. Terzo: Simon Pietro e i suoi soci avevano lavorato tutta la notte ed erano stanchi morti, l’ultima cosa che avevano voglia di fare era ritornare a gettare le reti. Ma Pietro, il grande Pietro, si fida. Ci sta. È pronto.
    «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla Tua Parola getterò le reti» (v. 5).
    Vi devo confessare che mi piace tantissimo questo «ma» di Simon Pietro.
    È il «ma» della fede. È il «ma» che permette di aprire prospettive nuove e inedite. È il «ma» incandescente della fiducia e dell’abbandono. È il «ma» della novità.
    Tutti mi dicono che è un occasione da non perdere, che sarei un pazzo a non accettare, che la carriera è più importante di tutto, anche della famiaglia, che il lavoro è lavoro e la fede deve restarne fuori; ma…
    La mia famiglia mi dice che non mi rendo conto di quello che sto facendo, anche gli amici e i colleghi me l’hanno detto chiaramente: la diagnosi è certa, il problema è grave, la cosa migliore è l’interruzione della gravidanza; ma…
    I miei compagni di università sono rimasti senza parole, mi hanno guardato come se fossi un marziano: «In seminario, tu? Dopo tutti questi anni di studio e ormai a un passo dalla laurea, ma sei impazzito?». Li capisco, lo dicono perché mi vogliono bene, perché non sanno cosa ho nel cuore e davvero può sembrare una pazzia; ma…
    Simon Pietro si fida, issa l’ancora e prende il largo. I suoi soci lo guardano sbigottiti e lo seguono senza fare domande. Al suo cenno, come sempre, afferrano le reti e le gettano in mare. Passano pochi minuti e queste si riempiono a dismisura, devono persino chiamare in soccorso gli altri pescatori. Il prezioso bottino viene diviso sulle due barche e quest’abbondanza inaspettata mette in serie difficoltà gli esperti pescatori di Cafarnao.
    Mai vista una cosa simile. In tanti anni di duro lavoro, mai le reti si sono riempite a questo modo, mai sono stati chiamati i rinforzi per portare a riva il pesce.
    La Parola di Gesù è una parola potente e efficace. Simon Pietro si sente indegno di stare sulla stessa barca con Gesù, si riconosce fragile e peccatore, tutti i suoi limiti gli rimbalzano davanti agli occhi, ma il Signore lo rassicura e gli anticipa che il suo futuro sarà a suo fianco, impegnato in una pesca assai più impegnativa: «Non temere, sarai pescatore di uomini» (v. 10). Sì, caro Pietro, il Suo amore è più grande della tua povertà e delle tue paure. Nei momenti più duri, quando sarai masticato dalla vita e lacrime salate solcheranno il tuo volto graffiato dal vento del lago di Genesaret, ricorda sempre che quelle reti si sono riempite per la forza della Sua Parola, per la fecondità della fiducia consegnata all’insensata richiesta del Rabbì di Nazareth. Quando sarai stretto nella morsa della delusione e ti scoprirai un traditore, ricorda che tu non sei la tua fragilità, che il suo amore è più forte della tua miseria.

    Lascia tutto, Pietro.
    Sì, ne vale la pena.
    Segui Lui. Lui solo.
    Quella Parola che ha riempito le reti vuote,
    riempirà anche la tua vita.


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