Un’istituzione “a muso duro”
con la povertà educativa
Il “Redentore” di Bari dal 2010 al 2020
Francesco Preite
«Don Bosco ha visto con chiarezza la portata sociale della sua opera. Lavoriamo in ambienti popolari e per i giovani poveri. Li educhiamo alle responsabilità morali, professionali e sociali, collaborando con loro, e contribuiamo alla promozione del gruppo e dell’ambiente. Partecipiamo in qualità di religiosi alla testimonianza e all’impegno della Chiesa per la giustizia e la pace. Rimanendo indipendenti da ogni ideologia e politica di partito, rifiutiamo tutto ciò che favorisce la miseria, l’ingiustizia e la violenza, e cooperiamo con quanti costruiscono una società più degna dell’uomo. La promozione, a cui ci dedichiamo in spirito evangelico, realizza l’amore liberatore di Cristo
e costituisce un segno della presenza del Regno di Dio». Costituzioni salesiane, 33
Il cambiamento d’epoca, attraversato da pandemie e guerre che hanno reso maggiormente evidenti diseguaglianze, povertà e divari, è caratterizzato da una rinnovata attenzione al sociale grazie al magistero di Papa Francesco,[1] alla Riforma del Terzo Settore e al Piano d’azione europeo per l’economia sociale della Commissione Europea, ai recenti documenti della Congregazione salesiana.
Il quartiere Libertà di Bari, sorge nella parte ovest della Città, non distante dal Centro cittadino. Più che una periferia geografica, il quartiere si presenta come una periferia sociale e popolare, caratterizzato da tre primati: il quartiere più giovane della Città di Bari; il quartiere più multietnico della Città; il quartiere con più minori sottoposti a procedimenti penali della Regione Puglia.
Il contesto popolare e povero, unitamente alle ferite provocate dalla presenza dei clan della criminalità organizzata nel quartiere, videro i vari incaricati dell’Oratorio e alcuni laici pagare di persona con violenze fisiche e verbali il loro impegno educativo e pastorale che veniva sempre molto apprezzato e stimato dai giovani e dalla gente del quartiere. Il quartiere Libertà di Bari, secondo la relazione della Direzione Investigativa Antimafia, vede la compresenza della criminalità organizzata di alcuni clan.[2]
In questo contesto popolare e giovanile attraversato da ferite sociali, si è svolta l’azione della Comunità Educativa Pastorale del Redentore che, specialmente con l’Oratorio aggrega ed educa centinaia di ragazze e ragazzi, in una situazione di fragilità sociale e culturale che spesso diventa aggressività nei più piccoli e incostanza nell’impegno educativo nei più grandi.
Il “Redentore” di Bari: l’opzione per i giovani più poveri
L’Istituto salesiano Redentore di Bari, fondato nel 1905, ha segnato la storia spirituale e sociale della Città di Bari.[3]
Nel contesto di povertà nel quale opera il Redentore di Bari, l’opzione sociale di attenzione ai giovani più poveri, trasversale in tutti gli ambienti pastorali, veniva ad essere il collante più evidente nel Progetto Educativo Pastorale Salesiano (PEPS) e permise di potenziare gli interventi e i servizi sociali rispondendo alla cura della dignità umana e della giustizia sociale.[4] I laici educatori con competenze qualificate furono gli attori più o meno consapevoli del rinnovamento traghettando il Redentore da un modello a trazione “tradizionale” ad un modello “socio-educativo”. Il coinvolgimento laicale[5] nelle responsabilità di servizi e opere sociali salesiane non veniva considerato una “delega in bianco” al laico o all’Associazione di turno, ma veniva considerato come partecipazione attiva nelle scelte, consapevole che queste vanno inquadrate in una visione più ampia che guida l’intera e complessa missione educativa salesiana dell’Opera Redentore. La Comunità Educativa Pastorale (CEP) del Redentore diveniva titolare del servizio sociale, corresponsabile insieme alle associazioni della missione educativa salesiana nel sociale senza deleghe in bianco,[6] e senza la paura di essere tacciati di mero assistenzialismo sociale o semplici affittuari di un servizio che invece è pienamente salesiano oltre che civile.
Nel PEPS locale 2020-2023 è descritta l’architettura e il funzionamento, la visione e la missione dell’Opera Redentore. Il Consiglio della CEP e il PEPS sono gli strumenti e i luoghi di partecipazione essenziali e fondamentali per esercitare la passione educativa e realizzare una volontà politica comunitaria di azione.
L’Oratorio: una Chiesa in uscita impegnata per la giustizia e la pace
Tra il 2010 e il 2020, una delle caratteristiche di novità dell’azione strategica della Comunità Educativa Pastorale Redentore è stata l’apertura al territorio, cioè essere Chiesa in uscita:[7] una comunità aperta al cambiamento che non si chiude nella sua cerchia ma capace di rompere gli schemi del “si è sempre fatto così”.
La svolta di questo nuovo approccio può essere indicata nel 2013, quando l’Istituto salesiano Redentore risulta essere vincitore di un progetto di sviluppo locale, bandito da Fondazione con il Sud, al quale partecipa come capofila di una rete di associazioni (ben 13 organizzazioni del territorio barese). Il progetto Finis Terrae[8] è l’inizio di una nuova mentalità progettuale che investirà il Redentore negli anni successivi e che continuerà con il progetto LIMeS (Linguaggi, Intercultura, Media e Socialità), finanziato dal Ministero dell’Interno con i Fondi Europei per l’Immigrazione (FEI 2012), destinato all’inclusione sociale e integrazione dei ragazzi immigrati tra i 5 e i 18 anni.[9] Nel 2014 sarà la volta dell’apertura del primo Punto Luce a Bari grazie alla collaborazione con Save the Children, eppoi nel marzo 2015, e attraverso la collaborazione con la Piccoli Passi Grandi Sogni e con la Cooperativa Occupazione e Solidarietà, prende vita il servizio congiunto CAF/CAP Libertà rivolto ai minori e famiglie in disagio. Sempre in quegli anni, la costituzione di un tavolo di lavoro con gli uffici diocesani portò alla promozione di una legge regionale per il riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli Oratori in Puglia,[10] frutto di una serie di iniziative tra le quali una raccolta firme per il riconoscimento della funzione sociale dell’Oratorio e una festosa marcia in occasione della festa dell’Estate Ragazzi degli Oratori salesiani pugliesi svoltasi a Bari a luglio 2012.[11] Simbolicamente la proposta di legge sugli Oratori, dopo essere stata approvata dalla giunta regionale, fu firmata dal Presidente Michele Emiliano il 19 ottobre 2015 al Teatro Petruzzelli di Bari, a conclusione del bicentenario della nascita di don Bosco, alla presenza del Rettor Maggiore dei salesiani don Angel Fernandez Artime e dell’Ispettore don Pasquale Cristiani. La legge degli Oratori fu approvata definitivamente nel 2016 (L.R. 17/2016).[12]
Nell’estate del 2014, una lite tra ragazzini negli spazi antistante la Chiesa del Redentore degenera nell’omicidio di Florian Mesuti. L’omicidio del giovane Mesuti cambiò radicalmente la percezione della mafia dei clan locali che insistono nel Libertà:[13] i rapporti con la criminalità organizzata diventarono tesi, passando dall’indifferenza alla condanna per i gesti criminali compiuti dai clan. Non si poteva più rimanere indifferenti difronte ad un omicidio ma bisognava prendere posizione convinti che mafia e Vangelo sono inconciliabili e perciò tracciare itinerari pastorali ed educativi capaci di abilitare, specialmente i giovani, a riconoscere e a denunciare i comportamenti mafiosi. La questione mafia risponde principalmente al modello culturale mafioso (la mafiosità) alimentato da una zona grigia molto ampia. Da quell’episodio in poi, la presenza e l’amicizia di don Luigi Ciotti al Redentore sarà costante come l’impegno contro ogni forma di violenza e di ingiustizia.
Il Redentore si caratterizzerà per la capacità di far fronte comune nei confronti del fenomeno mafioso coinvolgendo anche la società civile e diverse Istituzioni cittadine e regionali. Da questo episodio nascono itinerari educativi sulla legalità in collaborazione con le associazioni, le scuole, le forze dell’Ordine che coinvolgevano ragazzi, giovani e famiglie.[14]
La visione innovativa e progettuale
Il territorio nel quale è inserita un’Opera salesiana determina la missione educativa che bisogna attivare in fedeltà dinamica al carisma salesiano. In un cambiamento di epoca e in un contesto a forte disagio sociale, l’identità e la missione salesiana vengono continuamente sollecitate nel rispondere con flessibilità e creatività alla vocazione cristiana. Questa esigenza reale richiede un ascolto continuo del territorio, una visione di Comunità Educativa Pastorale in uscita, “oltre i cancelli del proprio cortile”, e un Vangelo che si possa fare sempre più concreto e vicino alla gente. Da questa visione sociale dell’evangelizzazione[15] nascono diverse progettualità innovative, come i servizi e le opere sociali che sono stati attivati al Redentore.
La sostenibilità dei servizi e delle opere sociali non è solamente economica e finanziaria ma include anche altre dimensioni come quella ambientale, sociale, relazionale e spirituale.[16] E diventa «sostenibile quando genera un sano equilibrio tra l’adempimento della sua missione, l’impatto che ha sull’ambiente e la sostenibilità finanziaria che la sostiene».[17] Ricercare la sostenibilità coniugando carità e qualità dei servizi sociali e accompagnamento al lavoro è stato l’obiettivo perseguito nell’attivazione e implementazione degli ambienti pastorali-educativi del Redentore.
L’avvento di Papa Francesco nel 2013, portò alla riscoperta della dimensione sociale dell’evangelizzazione e ad una maggiore attenzione alle povertà sociali sempre crescenti. Fu un segno dei tempi che il Redentore aspettava da molto. Così nel 2015, grazie al sostegno della Caritas diocesana di Bari-Bitonto e ad un contributo di benefattori svizzeri di Basilea “Basel for refugees”, nasce la Comunità educativa per minori “16 Agosto” gestita dalla Piccoli Passi Grandi Sogni APS. Successivamente a settembre 2016, si diede vita al Centro socio-educativo diurno “I ragazzi di don Bosco” gestito dalla Cooperativa sociale “Il sogno di don Bosco” e a dicembre 2016, si inaugurò il Social pub “Lupi e Agnelli”. A gennaio 2017 sarà la volta della Biblioteca di quartiere e del Laboratorio don Bosco, gestito dal Laboratorio don Bosco oggi APS, di cui racconteremo nei paragrafi successivi.
Nel 2017, ai sensi del D. Lgs. 460/97, è stato costituito il “ramo onlus dell’Istituto salesiano Redentore”, sul quale, anche per finalità di trasparenza, furono canalizzati i flussi finanziari rivenienti da specifici finanziamenti privati e pubblici e da liberalità in danaro (soprattutto il 5x1000). I progetti realizzati dalla Comunità Educativa Pastorale Redentore nell’ambito dell’assistenza sociale, della beneficenza, della didattica e della formazione, dello sport dilettantistico, della promozione della cultura e dell’arte, nonché della tutela dei diritti civili a favore delle persone più fragili, specialmente giovani e minori, ebbero la possibilità di essere cofinanziate come dimostrano le relazioni annuali della attività svolte pubblicate sul sito ufficiale del Redentore.[18] Fu così anche tratteggiata la strada futura da percorrere, a seguito della Riforma del Terzo Settore che già dal 2017 iniziava il suo corso con l’emanazione del Codice del Terzo Settore (decreto legislativo 117/2017). È infatti previsto che laddove gli enti religiosi civilmente riconosciuti svolgano attività di interesse generale, possano beneficiare del regime promozionale per gli enti del Terzo settore (Ets) e per le imprese sociali (Is) attraverso la costituzione del ramo dell’Ente ecclesiastico.[19] La continuità tra “il ramo onlus” e “il ramo ETS o IS” dell’Ente ecclesiastico appare così rispettato e prolungato nel tempo.
Tra il 2015 al 2017 vengono gemmati ben quattro progetti sociali ed educativi. Tutte queste progettualità sono state attivate attraverso la partecipazione ad avvisi pubblici e in collaborazione con associazioni e cooperative che condividono il sistema preventivo di don Bosco e la spiritualità salesiana. I progetti Finis Terrae e LIMeS avevano preparato il terreno a servizi e opere sociali permanenti che garantivano continuità e competenza nell’impegno educativo.
La comunità educativa per minori “16 Agosto” nasce nel bicentenario di don Bosco (si chiama 16 Agosto perché è il giorno della sua nascita) anche come risposta all’appello che Papa Francesco rivolse nel 2015[20] ad accogliere i migranti e i profughi nelle comunità religiose e nelle parrocchie. L’inizio della comunità residenziale per minori vide una presenza molto significativa di minori migranti e successivamente accolse anche minori italiani affidati dai servizi sociali e minori affidati dal Centro di Giustizia Minorile di Bari favorendo così un accompagnamento nell’integrazione effettiva. Nell’anno successivo, l’apertura del Centro diurno per minori “I ragazzi di don Bosco” permetteva l’accoglienza in struttura semi-residenziale di prevenzione educativa e l’accompagnamento di minori italiani e stranieri in un percorso di integrazione e sostegno alle famiglie e ai minori coinvolti.[21]
L’Oratorio veniva ad essere da una parte rafforzato nelle competenze e dall’altro ad essere il luogo naturale e informale dell’incontro di tutti i ragazzi accolti dalla CEP del Redentore, luogo educativo e pastorale della pace conviviale delle differenze,[22] attraverso l’attivazione dei servizi e opere sociali. L’Oratorio Redentore diveniva il fulcro dell’azione educativa della CEP e il ragazzo era così al centro delle attenzioni educative di un’intera Comunità.
«Il lavoro è la chiave essenziale di tutta la questione sociale».[23]
Sull’esempio di don Bosco,[24] l’accoglienza del giovane nei servizi socio-educativi continuava nell’inserimento sociale e lavorativo attraverso il Centro di Formazione Professionale, evidenziando una continuità progettuale organica e sistemica tesa ad accompagnare la persona del giovane dall’assistenza educativa verso l’autonomia e la realizzazione di una vita felice.
Il rilancio della formazione professionale, nonostante la difficoltà di politiche regionali poco favorevoli o addirittura avverse e alla perenne precarietà economica del Redentore, venne preparato e attivato attraverso la progettazione diverse tappe. La prima tappa fu quella di rendere più familiare il Centro di Formazione Professionale frequentato dei ragazzi e di creare un legame educativo maggiormente familiare e professionale con i giovani neet e i ragazzi a rischio dispersione ed evasione scolastica. Ciò indusse a riqualificare le aule didattiche del Centro di Formazione Professionale (CFP) rendendole più accoglienti e a dotare l’ente di nuove professionalità. In questo periodo inizierà l’attivazione di corsi professionali più brevi rivolti ai neet attraverso il programma regionale “Garanzia Giovani”.
Le altre tappe furono l’ideazione e la presentazione di due nuovi progetti per la formazione professionale: uno nel campo della ristorazione e un altro nel campo delle arti cinematografiche e teatrali. In attesa della realizzazione dei macro progetti di ristorazione e di cinema-teatro, nel dicembre 2016 nasce il “Social pub Lupi & Agnelli”[25] come risposta all’invito di Papa di dare dignità al lavoro giovanile, [26] per accompagnare i giovani al lavoro, per contrastare la forte disoccupazione giovanile, per offrire un luogo informale per i giovani.[27] La questione del lavoro giovanile, specialmente al Sud, diventa dramma perché priva i giovani della propria dignità umana, della capacità di sviluppare la propria vocazione, di costruire il proprio futuro, di essere felici nel tempo e nell’eternità.[28] Il social pub è frutto della presentazione di un progetto ad un avviso pubblico del Comune di Bari “8° MAP per il finanziamento delle piccole imprese” da parte della Cooperativa “Pane, Lavoro e Paradiso”, costituita da salesiani e giovani per queste finalità. Il progetto, con durata triennale (2016-2019), diventerà un laboratorio di accompagnamento al lavoro giovanile in un contesto povero, grazie anche alla collaborazione con azienda barese e leader nel settore della distribuzione Food & Beverage, e troverà poi continuità, nel febbraio 2020, in un progetto di formazione e cucina rivolto a persone rifugiate e migranti denominato bistrot sociale e multietnico “Ethnic Cook” dell’Associazione Culturale Origens, guidata da Ana Estrela.[29]
Un altro progetto presentato che continua la filiera formativa e di accompagnamento al lavoro per i giovani è il “Bed & Breakfast Lupi & Agnelli" che prevede di riqualificare parte dell’immobile dell’Opera Redentore e di coinvolgere i giovani nella gestione dell’ospitalità offrendo anche percorsi turistici culturali. Il progetto è stato presentato dalla Cooperativa Pane, Lavoro e Paradiso e finanziato nel 2021 dalla Regione Puglia attraverso l’Avviso Pubblico “Pugliasociale in – Imprese Sociali”. Anche in questo caso, il progetto prevede oltre che la riqualificazione fisica degli spazi anche l’attivazione di corsi di formazione professionale per operatori del turismo.
La cultura educativa della giustizia e della pace
«L’attenzione ai giovani in situazione di rischio è stata sempre una caratteristica della pastorale salesiana».[30] E la pastorale giovanile attuata in questi anni al Redentore coglieva l’esigenza di cura concreta e di crescita spirituale e sociale che il contesto territoriale richiedeva. La proposta pastorale salesiana ha sempre una duplice prospettiva: spirituale e socio-politica, e richiede una capacità di “rompere con le logiche che schiavizzano e ideologizzano le persone e di procedere insieme verso uno sviluppo umano integrale” e di perseguire la crescita integrale,[31] non solamente economica, direttamente collegata alla trascendenza[32] e alla vocazione di ogni essere umano. È un processo di rinnovamento della pastorale verso lo sviluppo umano integrale, un processo sostenuto dal magistero di Papa Francesco che insiste nella giustizia, nella pace, nella cura del creato, che rafforza l’identità carismatica dell’intervento educativo-sociale salesiano e che illumina nella scelta delle alleanze istituzionali e associative.
La novità di questo approccio viene approfondito e riflettuto dal Laboratorio culturale “don Bosco oggi” che, già nel 2015 come da indicazione dell’Ispettore don Pasquale Cristiani, costituisce un nuovo ambiente educativo-pastorale: il laboratorio culturale dell’Opera del Redentore. Veniva richiesto al Laboratorio un sano esercizio di intelligenza pastorale per non cedere alla tirannia di rispondere solo all’urgenza ed emergenza sociale. Raccontare e riflettere l’azione pastorale educativa del Redentore cercando di approfondire le ragioni profonde dell’agire permetteva di promuovere una rinnovata mentalità pastorale che sapeva: leggere il contesto, valutare le azioni educative e pastorali proposte, promuovere una cultura educativa della giustizia e della pace, crescere come Comunità Educativa Pastorale. Il laboratorio culturale alimenta questa nuova visione della pastorale per dare risposte alle sfide poste dal contesto territoriale e ad un mondo in continuo cambiamento.
La leadership autorevole tra comunicazione politica e reti di prossimità
La missione educativa salesiana del Redentore richiedeva una leadership autorevole che evitasse percorsi da “eroi solitari” ma che si sacrificasse per un noi capace non solo di denunciare la negazione di diritti e di illegalità ma anche capace di proporsi come interprete di proposte operative e vicine alla gente, specialmente ai giovani.
In questa logica, l’operato del Redentore tendeva a promuovere un’azione educativa e collettiva di responsabilità nei confronti dell’ambiente e del contesto. Le reti di prossimità erano promosse da una comunicazione curata dai social network. L’ufficio stampa del Redentore comunicava le varie iniziative educative alle varie testate giornalistiche riuscendo a creare consenso nell’opinione pubblica che passava dall’indifferenza alla curiosità per le iniziative che si svolgeva nel quartiere Libertà grazie alla regia del Redentore.[33] Tracce delle varie iniziative del Redentore sono ancora oggi recuperabili tramite una semplice ricerca sui motori di ricerca online. D’altro canto è evidente che ogni cambiamento provoca novità non sempre comprese e che soprattutto in un contesto, ad alto rischio criminalità, proporre un modello pastorale innovativo e culturale di solidarietà e giustizia, differente dalla violenza e dalla prepotenza mafiosa, risultava dirompente per gli equilibri criminali.
La rete di solidarietà rafforzava il cambiamento positivo del Redentore che diventava luogo partecipativo di idee e prassi. Con questa logica di rete, oltre al progetto del “Servizio Civile Universale” che già da tempo investe le case salesiane d’Italia, e ai progetti già citati, furono attivate altre progettualità, tra le quali: “C.Ant.I. - Cantieri ANTimafia Innovativi” (Capofila: Istituto salesiano Redentore, finanziato dalla Regione Puglia);[34] “Reti Civiche Urbane – Libertà” (ATS di 19 associazioni con capofila Istituto salesiano Redentore finanziato dal Comune di Bari);[35] “Dare sempre di più” (Istituto salesiano Redentore finanziato da Fondazione Puglia); “FARE – FUTURO D’AUTORE” (Capofila: Istituto salesiano Redentore, finanziato da Fondazione con i bambini);[36] la riqualificazione della Biblioteca di quartiere “don Bosco”;[37] la riqualificazione della Chiesa Redentore.[38]
La rete rafforzò anche l’autorevolezza e il peso politico del Redentore che con critiche costruttive all’amministrazione alimentava una policy di tutela e promozione a favore di minori e di giovani del territorio.[39] La scelta di don Bosco di fare “la politica del Padre nostro” viene ripresa con l’attenzione alla dimensione socio-politica nella formazione della CEP che ha permesso una maggiore sensibilità tesa all’impegno per il bene comune e per il miglioramento della vita sociale del quartiere.[40]
Conclusioni: la forza fragile della periferia sociale
L’azione educativa al Redentore nell’ultimo decennio ha provocato un cambiamento nell’azione sociale, educativa, pastorale: dall’io al noi, dai settorialismi alla Comunità Educativa Pastorale, dalla frammentazione di singole iniziative al Progetto Educativo Pastorale Salesiano, da un modello chiuso (“si è sempre fatto così”) ad un modello aperto allo sviluppo umano integrale.[41] Questo processo ha avuto delle caratteristiche ben precise: la centralità del giovane, specialmente i più poveri; la valorizzazione e il coinvolgimento dei laici corresponsabili negli organismi di partecipazione come il Consiglio della CEP; la concretezza della pastorale giovanile attenta alla giustizia e alla pace; l’essere Chiesa in uscita. Il collante più forte è stato quello di aver dato un sogno collettivo di speranza sociale vissuto insieme alla CEP con e per i giovani. Certamente questa visione del Redentore ha dato maggiore forza, qualità e profondità alla missione del Redentore. È un processo che ha aperto una strada per certi versi nuova, un processo ancora in corso che apre alla profezia dirompente non sempre compresa immediatamente ma lungimirante, un processo paziente e tenace che sperimenta la fragilità tipica dell’esperienze innovative ma mai per questo rinunciataria.
In un contesto di povertà, sperimentare la fragilità e il fallimento di iniziative, proposte, progetti è una costante che bisogna mettere in conto. Del resto non esiste innovazione sociale senza fragilità che consentano percorsi progettuali differenti e sempre da migliorare. Per i credenti, il fallimento e la fragilità significa confrontarsi con la croce e accettarla nel vissuto quotidiano sapendo che è l’inizio della risurrezione. Croce e resurrezione, un binomio esistenziale e pastorale da vivere ogni giorno con la pazienza del contadino e la lungimiranza del profeta. Non è importante solamente rispondere alle urgenze concrete dei giovani ma fondamentale è vedere lo sviluppo visionario di chi vede nella croce la resurrezione, nel ragazzo emarginato scorge un giovane felice e impegnato nella società. «La carità salesiana intende incominciare non dai primi, ma dagli ultimi, non dai più ricchi dal punto di vista economico o spirituale, i quali hanno già attenzione e servizi; ma da coloro che hanno bisogno di noi per suscitare speranza e svegliare energie».[42]
Il processo attivato ha richiesto tempo e intelligenza plurale di attori che alimentassero l’azione e la cultura sociale, educativa e pastorale al passo con i nuovi bisogni giovanili attraverso la valorizzazione degli organismi di partecipazione e la promozione del PEPS. L’identità del Redentore si è plasmata non chiudendosi dentro una imponente struttura bensì aprendola al territorio.[43] Un processo creativo di speranza operativa e concreta che richiede cura e accompagnamento continua e per questo sostenibile ma fragile come la periferia sociale nella quale è nato e si è sviluppato.
NOTE
[1] Cf. M. Czerny – C. Barone, Fraternità “segno dei tempi”: il magistero sociale di Papa Francesco, Città del Vaticano 2021, Libreria Editrice vaticana.
[2] D. Mortellaro, La Libertà negata ai ragazzi del Libertà, in Epolis Bari del 6 marzo 2020. Cf D. Mortellaro, Bari calibro 9. Storia della camorra barese, Bari, Edizioni Radici Future 2022; Cf F. Minervini - D. Mortellaro, La camorra di Bari. A piedi nudi per la città, Bari, Grecale 2024.
[3] Cf. A. De Robertis, C. Fusaro, Il Redentore. Storie e archivi nel cuore di Bari, Bari, Edizioni dal Sud 2022. Il Redentore, come viene comunemente chiamato, è l’opera più complessa e completa dall’Ispettoria Salesiana Meridionale, comprende: Oratorio (1905), Centro di Formazione professionale (1910; 1970), Parrocchia (1935), Convitto Universitario (1988), Comunità educativa per minori (1992; 2015), Centro educativo diurno per minori (2016); Centro servizi famiglie (2015; 2021); Laboratorio culturale e biblioteca di quartiere (2017); Bistrot sociale e multietnico (2016; 2020).
[4] Á. Fernández Artime, “Ragazzo, dico a te, àlzati!” (Lc 7,14). L’opzione salesiana per i giovani ad alto rischio sociale come impegno per la giustizia, la pace e la cura del creato, in ACG 438 (2022).
[5] C.E.I, “Rigenerati per una speranza via” (1 Pt 1,3): testimoni del grande “si” di Dio all’uomo. Nota pastorale dell’Episcopato Italiano, Roma 2007, 24.
[6] Nel “Registro delle strutture e dei servizi autorizzati all'esercizio delle attività socio-assistenziali destinate ai Minori” della Regione Puglia, l’Ente titolare risulta essere l’Istituto salesiano Redentore, mentre l’Ente gestore risulta essere l’Associazione o la Cooperativa che gestisce il servizio. Questo per rimarcare il fatto che lo stile sociale ed educativo si fonda sul Sistema preventivo di don Bosco ed è condiviso dalla CEP del Redentore con tutte le associazioni e le cooperative che gestiscono il servizio. Cf. https://www.sistema.puglia.it/portal/page/portal/SolidarietaSociale/Registri.
[7] Cf. Francesco, Evangelii Gaudium, Roma 2013, 46.
[8] Cf. Progetto Finis Terrae in https://www.fondazioneconilsud.it/progetto-sostenuto/finis-terrae/.
[9] LIMeS è un progetto del Ministero degli Interni e finanziato dal Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi 2007-2013, con capofila Federazione SCS/CNOS e partner l’associazione culturale Kreattiva, l’Istituto salesiano SS Redentore, il Comune di Bari, la coop. Soc. CAPS, il consorzio Meridia, il Sogno di don Bosco scs. Cf. L. Laguaragnella, Il progetto Limes dei Salesiani alla base della tavola rotonda sull’integrazione 'Meno io, più noi', 8.4.2014, in https://www.giornaledipuglia.com/2014/04/il-progetto-limes-dei-salesiani-alla.html.
[10] Aprire un tavolo di confronto per una legge sugli Oratori in Puglia!, in https://www.arcidiocesibaribitonto.it/pubblicazioni/articoli-on-line/aprire-un-tavolo-di-confronto-per-una-legge-sugli-oratori-in-puglia.
[11] V. Salinaro, La Puglia «smarrisce» la legge sugli oratori, 9.4.2013, in https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-puglia-smarrisce-la-legge-sugli-oratori.
[12] Giornale di Puglia, Legge sugli Oratori in Puglia, “una vittoria di civiltà e di buona politica per e con i ragazzi delle periferie”, 23.06.2016 in https://www.giornaledipuglia.com/2016/06/legge-sugli-oratori-in-puglia-una.html.
[13] Cf. RAI play, Bari, la violenza delle baby gang, Nemo - Nessuno Escluso, 16.03.2018 in https://www.youtube.com/watch?v=Oe-ctkSrItI.
[14] «Nell'oratorio tutto è progressivo e in apparenza “povero”: l'appartenenza e la identificazione, la crescita umana, la maturazione della fede, il coinvolgimento attivo. L'oratorio è “quantitativo”: è per tutti. Potrebbe sembrare una “formula” subalterna, una “fase” che prepara semplicemente alla pratica cristiana e che finisce dove cominciano le espressioni adulte di chiesa: associazioni, movimenti, ecc. Se la si approfondisce bene però si scorgerà che possiede tutti gli elementi per rispondere ai bisogni giovanili in svariate situazioni e per rinnovarsi di fronte a nuove sfide». J.E. Vecchi, Oratorio, in M. Midali – R. Tonelli (Edd.), Dizionario di Pastorale Giovanile, Torino, Elledici 1989, 621.
[15] Francesco, Evangelii Gaudium, Roma 2013, 177-258.
[16] Cf S. Rozzoni – P. Limata (Edd.), The Economy of Francesco. Un glossario per riparare il linguaggio dell’economia, Roma, Città Nuova Editrice 2022.
[17] Á. Fernández Artime, “Ragazzo, dico a te, àlzati!”…, in ACG 438 (2022), 55.
[18] Cf https://www.salesianiredentorebari.it/il-ramo-onlus-del-redentore/.
[19] A. Perego, Il “ramo” degli enti religiosi civilmente riconosciuti, in Terzjus, Dal non profit al terzo settore. Una riforma in cammino. Report 2022, Napoli, Editoriale Scientifica 2022, pp. 253-270.
[20] Francesco, Angelus, Roma 6.9.2015, in https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2015/documents/papa-francesco_angelus_20150906.html
[21] Francesco, Messaggio per la 104ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Roma 2018; Francesco, Messaggio per la 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Roma 2022.
[22] A. Bello, Convivialità nelle differenze. Omelie crismali, Bari, La Meridiana 2006.
[23] Giovanni Paolo II, Laborem exercens, Roma 1981, 3.
[24] Cf. P. Stella, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870), Roma, LAS 1980, pp. 235-247.
[25] S. Dipinto, Bari, di sera l'oratorio del Redentore diventa un pub: si chiama “Lupi e agnelli”, 22.12.2016 in https://video.repubblica.it/edizione/bari/bari-di-sera-l-oratorio-del-redentore-diventa-un-pub-si-chiama-lupi-e-agnelli/263455/263822.
[26] Cf. Francesco, Omelia del Te Deum, 31.12.2016 in https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2016/documents/papa-francesco_20161231_te-deum.html.
[27]TGR Puglia, Intervista a don Luigi Ciotti presso il social pub "Lupi & Agnelli", 31.01.2017 in https://www.youtube.com/watch?v=qSBy5-nXI0Y .
[28] Francesco, Evangelii Gaudium, Roma 2013, 192.
[29]Cf. A. Estrela, Ethnic cook. Sapori e storie dal mondo, Bari, La Meridiana 2020.
[30] P. Chávez, «E si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6, 34). La Pastorale giovanile salesiana, in ACG 407 (2010), 40.
[31] Paolo VI, Populorum progressio, 14.
[32] Francesco, Laudato si’, 225.
[33] I likers per la pagina ufficiale del noto social “facebook” del Redentore passarono da poco più di mille a quasi diecimila.
[34] Cf https://www.salesianiredentorebari.it/canti/.
[35] Cf https://www.bariinnovazionesociale.it/reti-civiche-urbane/liberta-bari-rcu/.
[36] Cf https://percorsiconibambini.it/futurodautore/.
[37] Cf https://www.bariinnovazionesociale.it/colibri-rete-delle-biblioteche-di-bari/.
[38] Cf https://www.salesianiredentorebari.it/2021/09/25/avviso-pubblico-per-il-restauro-della-chiesa-redentore/.
[39] F. Russi, Don Francesco Preite: "Bene il 'masterplan per il Libertà', ma c'è il rischio-giovani", 2.11.2017, in https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/11/02/news/don_francesco_preite_io_prete_e_il_sindaco_ok_per_i_giardini_ma_al_liberta_c_e_rischio-giovani_-180037253/.
[40] Cf. P. Chávez, Alla scoperta del Sistema Preventivo. Commento alla Strenna, in ACG 415 (2013).
[41] Cf. C.M. Martini, Un cammino educativo, Gribaudi, Milano 2000, 9-16.
[42] P. Chávez, “E voi, che dite? Chi sono io?” (Mc 8,28). Contemplare Cristo con lo sguardo di Don Bosco, in ACG 384 (2004), 20.
[43] Cf. A. Spadaro, “Svegliate il mondo!” Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, in La Civiltà Cattolica 3925, I (2014).