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    Dio, da che parte stai?



    Riccardo Tonelli

    (NPG 1996-2-3)


    Sembra un caso strano, ma a Gesù capitavano tutte di sabato. Un sabato, infatti, Gesù stava parlando nella Sinagoga, come faceva volentieri quando il responsabile gli dava la parola. Parlava di Dio in modo speciale. Tutti s'accorgevano che aveva esperienze bellissime e originali cui fare riferimento. Quasi quasi, veniva spontaneo pensare che l'avesse visto e conoscesse qualche segreto speciale di lui. Però, non lo faceva pesare. Soprattutto non gli passava neppure per la testa la tentazione di usare queste informazioni di prima mano per darsi delle arie o per mettersi un gradino sopra i suoi ascoltatori. Non si comportava per nulla come i dottori della legge che di solito commentavano la Scrittura negli incontri del sabato. Lui, al contrario, parlava come parlavano tutti: senza paroloni e con richiami e paragoni, pieni del sapore della vita quotidiana.
    Insomma, era un piacere ascoltarlo quando parlava di Dio.
    Sul più bello, la porta di fondo della Sinagoga scricchiola come se qualcuno tentasse di sbirciare dentro.
    Pochi ci hanno fatto caso: un colpo improvviso di vento o qualche curioso che, arrivato tardi, cerca di non farsi notare.
    Gesù si ferma. Chiama Pietro. Qualcuno dei pochi che avevano notato il piccolo trambusto, pensa: «Lo manda a sgridare quel seccatore, che ha disturbato una riunione tanto seria. Ci voleva proprio. Almeno nelle riunioni del sabato, sarebbe bene imparare ad essere puntuali».
    Gesù ha progetti molto diversi: «Senti, Pietro, di' a quella povera donna che sta fuori dalla porta... di non aver paura. Dille che si faccia avanti. Voglio farle un regalo che neppure si sogna».
    «Chissà come avrà fatto ad accorgersene? Quel Gesù ha mille occhi e non gli sfugge niente!». Non aveva ancora scoperto il povero Pietro che l'amore ha uno sguardo capace di forare anche le pareti.
    La povera donna avanza. Si mette in mezzo alla sala, piena di vergogna. Tutti gli sguardi sono su di lei. È ammalata seriamente. Una forma grave di artrosi l'ha quasi piegata in due. Cammina ricurva, con lo sguardo che corre solo verso terra.
    Aspetta lei. Aspettano tutti. Aspettano anche quelle tre persone, piantate in fondo alla sala con l'atteggiamento indagatore di chi non gli interessa nulla di quello che viene detto, ma controlla tutto per riferire poi a chi di dovere.
    Gesù rivolge alla povera donna ammalata di artrosi uno sguardo che dice più di mille parole. I suoi occhi brillano dalla voglia di guarirla. Le cose che aveva detto prima su Dio stanno per arrivare finalmente al dunque.
    Pietro è preoccupato. Ha delle responsabilità su Gesù e sul gruppo dei discepoli. Interviene prima che Gesù si metta nei guai. «Gesù, non guarirla... oggi è sabato. Se lo fai, ci accuseranno di trasgredire una legge santissima come è quella del sabato. Già i sommi sacerdoti e i dottori della legge non ci possono vedere per le cose che stai dicendo su Dio. Se poi ti metti anche a trasgredire le leggi... sono guai neri. Per favore, Gesù, un po' di prudenza non guasta davvero».
    Gesù non ascolta. La logica di Pietro non gli va giù. Pensa a quella povera donna ammalata; pensa a quello che stava dicendo su Dio. Sembra concludere: basta parole... ci vogliono fatti... altrimenti continuano a tirare Dio dalla loro parte. Non si può andare avanti così. Dio fa della vita dell'uomo la sua grande felicità e quelli lo riducono ad un poliziotto che controlla tutto, pronto a dare multe e castighi. C'è persino il rischio che qualcuno pensi che Dio sia felice delle sofferenze della gente.
    Vuole essere chiaro. Non gli piacciono le affermazioni che dicono e non dicono. Si butta nella mischia.
    Gesù si rivolge direttamente al capo della Sinagoga e ai tre dottori della legge che stavano lì a controllarlo. «Voi siete dottori della legge, vero? Bene: sapete tutto su Dio. Lo spiegate con sicurezza agli altri. Sembra quasi che Dio vi abbia affidato i suoi segreti. Allora, ditemi, per favore: se io, per caso, guarissi questa povera donna, proprio oggi che è sabato... Dio sarebbe contento? Da che parte sta secondo voi? Qual è in concreto la sua volontà? Secondo voi, che sapete tutto di lui, è più felice della guarigione di una persona ammalata o dell'osservanza del sabato?».
    Gesù non è gentile. Mette davanti alternative dure: da che parte sta Dio in questa situazione concreta. Guarigione o legge? Non ce la fanno a nascondersi sulla soluzione più facile: tutte e due sono cose importanti... ciascuna a suo tempo. Devono scegliere.
    La risposta non si fa attendere: «Gesù, osserva la legge e non permetterti di fare cose proibite. La legge è legge. La guarisci domani... Ha aspettato diciott'anni. Può aspettare ancora un giorno».
    Di fronte a questi ragionamenti, che tradiscono una idea meschina di Dio, Gesù perde la pazienza, come quel giorno in cui aveva rovesciato le bancarelle dei cambiavalute all'ingresso del Tempio. C'è di mezzo Dio, il suo progetto sulla vita dell'uomo, il suo mistero d'amore. Se lascia perdere, lo tradisce per sempre.
    Dobbiamo dirgli un grazie grande come una montagna. Ci ha spalancato per un attimo il cuore di Dio.
    Si rivolge ancora ai tre dottori della legge, al capo della Sinagoga che la pensava come loro, e a tutti quelli che credevano di intendersela con Dio. «Voi dite di essere i figli del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Voi dite che quando i vostri nemici, in Egitto, vi costringevano a camminare a testa curva, sotto il peso dei macigni che vi caricavano sulle spalle, Dio è intervenuto direttamente, Vi ha liberato dalla schiavitù. Ha fatto di voi un popolo che cammina a testa dritta... Fate bene a dirlo: è proprio vero. C'è solo un problema. Voi volete che nel nome di questo Dio che fa camminare a testa dritta... io lasci ancora per un giorno questa povera donna piegata in due? Voi siete matti da legare. Non avete capito proprio niente di Dio. Dio è felice quando l'uomo cammina a testa dritta».
    Si rivolge alla povera donna ammalata: «Drizza il tuo capo. Sei guarita. Sei viva. Puoi guardare tutti in faccia, finalmente». Poi alla folla, meravigliata e felice, dichiara: «Avete capito chi è Dio e da che parte sta? Ve l'avevo detto prima con delle parole... ora però ve l'ho detto con i fatti... e sono più contento. I fatti valgono più di mille parole».
    La preoccupazione di Pietro era fondata. Questa volta Gesù l'ha proprio fatta grossa. Decidono di ucciderlo. Lo trascinano sull'orlo del precipizio su cui è costruita la città e cercano di buttarlo giù. Come si faceva con i bestemmiatori. Questa volta Gesù scappa dalle loro mani. Ma poi, qualche mese dopo, si consegna volontariamente alla morte, per dire un'altra parola, quella conclusiva, sul mistero di Dio.

    * * * *

    Dio, chi sei? Da che parte stai?
    Ce lo chiediamo ogni giorno, impegnati a parlare bene di lui ai giovani. Dio è mistero grande e non possiamo permetterci il lusso di parlare di lui, come se fossimo stati a cena da lui la sera prima e fossimo riusciti a carpirgli qualche segreto, tra una portata e l'altra.
    Non possiamo però tacere: il silenzio non fa nascere la vita e la speranza, se è vero che solo nel suo nome possiamo essere nella vita. Come parlare di Dio... per parlare bene di lui?
    La risposta nasce alla scuola di Gesù.
    Nel nome della vita, Gesù rimette «a testa alta» tutti coloro che vivono piegati sotto il peso delle sopraffazioni. Restituisce dignità a chi ne era considerato privo. Ridà salute a chi è distrutto dalla malattia. Contrasta fortemente ogni esperienza religiosa in cui Dio viene utilizzato contro la vita e la felicità dell'uomo. Egli è davvero il segno di chi è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe: «Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dall'Egitto, perché non siate più schiavi. Da quando ho spezzato il giogo del dominio egiziano che pesava su di voi, potete camminare a testa alta» (Lev 26,13).


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